| La mano di Lawson la testa di Gentile la nuova Virtus cambierà così I voti alla Vu nera Dentro a una stagione esaltante culminata in un playoff da record WALTER FUOCHI
SPISSU 7.5 Va e viene fino al derby, c’è stoffa e si tasta, ma si palpano pure brividi e sbandate, finchè la stracittadina della Befana, come da lascito storico, è di quelle che cambiano qualche vita. Una è la sua. È lì che Spissu leva la sete al suo popolo, chi trova l’acqua si issa a idolo, mentre l’alter ego Candi finisce col culo per terra a pigliarsi i berci di un panettiere sgarbato (eppure lo salverà, quella foto da Medioevo sportivo, da una partita dimenticabile). La Coppa Italia fa il resto, il finale di torneo, col gol-partita di Trieste, chiude un’apoteosi che non s’adombra neppure quando arriva Gentile e si capisce che lo contenderà al sardo, il suo posto al sole. Ce n’è invece da abbronzarsi per tutti. Finisce con 11.1 punti in 27’ a partita e il 39% da tre. Più facile, adesso, vederlo altrove che qui.
UMEH 8 Parte forte, poi dà buoni motivi a chi coltiva dubbi su fisico e bagaglio tecnico, infine sbatte in faccia a buoni e cattivi un playoff letale, alternandovi triple e raid al ferro. 16.7 punti in 31’ a partita, 50% da due e 41 da tre sono un fatturato da prima punta che, in A2, il suo lo fa (chi meglio di lui? Dico il Green triestino e stop). Ora ci si chiede se possa, in A1, riciclarsi in cambio di marcia uscendo della panchina. Il tiro è affidabile, ma soprattutto il carattere fa pendere la bilancia, visto lamentarsi poco, eseguire sempre, ascoltare, capire, stare bene nel gruppo. C’è voglia di riaverlo.
ROSSELLI 8 Il capobranco non sempre muto (in Toscana tanti si spiegano ad alta voce) recita la parte per cui è stato scritturato. Punti, rimbalzi, difesa sul più buono, assist, palle perse, il frullato è ricco, sostanzioso e, attenzione, le ultime due voci hanno un nesso: a darla un metro di lato non la butti mai, a cercare quello libero rischi, però se gli arriva è gol. Deciderà lui se stare qui a elargire 15’ di qualità a partita o offrirne 30 in qualche altro posto dove puntano a vincere. C’è un contratto e c’è che qui lo terrebbero, visti i 10.3 punti (più 4.4 assist) in 29’ a colpo. Poi, Guidone è il meno adatto a star dentro le cifre. Di giocate con la palla che pesa, finite bene, ogni tifoso ha negli occhi e nel cuore la sua top ten.
NDOJA 7 Per metà stagione viene dato per disperso, lui stesso confesserà che, mentre i medici capivano poco della sua caviglia abitata da frammenti molesti, gli montava il rovello che i giochi fossero alla fine. Riapparso all’ora giusta, ha dato una manona. Spirito e muscoli, tiri e rimbalzi, pugni stretti e facce cattive. Per i numeri veri, enucleare i playoff, prima era tormento: 10.5 punti e 5.1 rimbalzi in 28’ a gara, 52% da due, 53 da tre. Vale il discorso di Rosselli. Può restare o portare la dote altrove, sicuri che piglieranno uno vero.
LAWSON 8 Bravo ma lento. Buono ma morbido. Attacca ma non difende. Segnerà in regular season ma sparirà nei playoff. La compilation di “ma” che lo fece scartare a Boniciolli è stata spazzata via dal tenerone laureato in giornalismo, preso a poco più di 70mila dollari, dopo Cina, Corea e Israele, e oggi vicino alla conferma perchè mani da pianista così, innestate su 206 centimetri, la valgono. Era vero che non aveva mai giocato per vincere, e ha raccontato un compagno di lungo corso che, più cresceva nei playoff, più lo vedevano felice come un bimbo. Bella mano, da vicino e da lontano, belle movenze da pivot che conosce l’intero libro, lento di piedi, ma poi saviamente preservato dai dispendiosi aiuti a metà campo, ha segnato in tanti modi e s’è ispessito a rimbalzo. 80% di restare, prodotte cifre, e impressioni, vistose: 64% da due, 44 da tre, 18.6 in 30’ a partita, primo bomber bianconero: 743 punti contro i 737 di Umeh.
GENTILE 7 Ha più ruggine addosso, quando arriva, delle bici che si legano al palo in stazione, poi però, pure così impolverato, col tiro che va e viene, sagoma fisica, personalità, capacità di dar la palla dentro (con lui Lawson rifiorisce) valgono l’aggiunta. L’anno buono sarà il prossimo. Senza fratello: lo spiraglio, già angusto, pare essersi chiuso subito.
SPIZZICHINI 6.5 Utile attore non protagonista, duttile nei tre ruoli dietro, difende su tutti, può cambiare su tutti e, pure davanti, finisce sfogliando un catalogo di assist impensati. Difficilmente resterà, lascerà bei ricordi.
BRUTTINI 6.5 Terza promozione di fila, dopo Torino e Brescia. Come minimo porta bene. Arriva a gennaio da Brescia col sedere a doghe, rinforza poco all’inizio, fa dibattere, anche dentro, di una costosa inutilità, poi però piglia quota nei playoff e se la Virtus costruisce dietro la sua serie A il suo bel mattonazzo lo mette pure lui.
MICHELORI 6.5 Aveva quattro liberi sul ferro appollaiati al posto della scimmia, una Coppa Italia qui perduta e mai scordata, visto che l’ha ritirata fuori lui, e ora, all’ultimo assalto, s’è messo pari. Seduto in fondo alla panchina nelle partite di coda, si tende a rimuovere quanto fornì quando la squadra era un lazzaretto e il reparto alto un domenicale sorteggio di tombola per dare il ruolo 4 in quintetto a Oxilia o Petrovic.
PENNA, OXILIA, PAJOLA 6 Finchè sono stati dentro la squadra, i bimboni hanno fatto il loro, ma dentro non erano già più a Natale, quando furono deportati agli europei in Turchia. Tornati, c’erano già piani modificati e rinforzi in arrivo per non finirne defilati ai margini. Penna il più pronto, e pure con partite da protagonista, zavorrato dalla taglia meno seduttiva, Oxilia il più alterno, Pajola il più evocato come promessa di radioso futuro. Verranno prestati (non Pajola), se ne capirà di più.
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