Se il ferro è il ferro, l'acciaio è ancora di più. Tra i più grandi play che si siano mai visti in Italia, tra gli innovatori di una pallacanestro che negli anni '80 vide il principio di un'evoluzione che oggi è andata oltre: il modello Ossola, un tiro a partita, nel decennio di massimo splendore del triumvirato dei registi italiani - Brunamonti, Marzorati, D'Antoni - si spostò al modello che oggi è divenuto la
combo guard. Doti creatrici ma anche doti realizzatrici: "Laddove i miei passaggi non diventano due o tre punti per mano di altri, ci penso io a infilare la palla nel canestro!".
Brunamonti era così, il secondo tempo della garacinque con Pesaro qualche anno dopo fu forse l'apoteosi di una carriera luminosa. Lui, già avanzato di età, risolse partita e campionato.
I numeri non dicono mai troppo. Soprattutto quando non sono mostruosamente alti e soprattutto in una civiltà cestistica in cui l'enumerazione ha superato la considerazione. L'esame obiettivo del giocatore passa attraverso punti, rimbalzi, assist e stoppate. Oggi, negli anni '10 del terzo millennio, uno come Meneghin farebbe il cambio di un qualche americano estromesso dalla NBA.
Brunamonti era diverso anche in questo, oggi Brunamonti sarebbe prima scelta assoluta della NBA grazie a quanto
ci dice Legabasket: 64.6 minuti a partita (Rieti e Virtus giocarono mediamente almeno cinque supplementari ogni domenica), 28.4 punti ad allacciata di scarpe, 8 rimbalzi, 4.6 recuperi. Anche 4.8 perse.
I numeri dicono tutto. Brunamonti oggi cancella ogni presunta star della NBA che interpreta il ruolo, da Curry a Westbrook. Cancella la resistenza di uomini che hanno giocato in ogni condizione di salute, senza mai fermarsi, senza mai chiedere un cambio: AC Green e Karl Malone sono gladioli appassiti rispetto al nostro.
In realtà,
c'è chi ha fatto di meglio: è la vecchia scuola jugoslava, oggi vilipesa dalle mammolette. I 101.2 punti a partita (in 112.8 minuti di gioco: a Udine e Venezia le partite erano così equilibrate che mediamente si disputavano quindici supplementari a sera) rappresentano la totale cancellazione della carriera di Wilt Chamberlain.