| da repubblica.it Rimini Yacht, controlli su Coop e Mercatone L'ufficiale arrestato voleva piazzare sugli scaffali i prodotti di un amico. Intercettato mentre svolgeva una verifica fiscale sul colosso della distribuzione di LUIGI SPEZIA
Il tenente colonnello Massimiliano Parpiglia, che ieri non ha parlato davanti al gup Pasquale Gianniti, voleva fare affari anche con le coop. Anzi per i suoi amici, scherzando, era "l'uomo coop". Nell'ordinanza di arresti domiciliari della Procura contro di lui, il suo capo Enzo Digiovanni, i due marescialli Felice Curcio e Luigi Giannetti e i dirigenti di Rimini Yacht, il giudice rileva "l'esigenza inderogabile" di indagare su altre verifiche fiscali, come quella eseguita nel 2009 su Coop Italia, la centrale acquisti nazionale delle coop di consumo della Lega, sede a Casalecchio. Dopo l'accusa di aver addomesticato la verifica su Rimini Yacht, si devono riguardare anche le verifiche a Mercatone Uno (il titolare è amico di Parpiglia, che è difeso da Alberto Bova di Ferrara) e alle società Falber dell'imprenditore della moda Saverio Moschillo, "con il quale l'ufficiale ha stabilito rapporti di affari". Nuovi controlli anche alla Medal di Castel Guelfo: i due marescialli si sono interessati a una villa. Quanto a Coop Italia, l'imprenditore Paolo Ferrari voleva vendere alle coop (e a Mercatone Uno) la linea per bambini "Amore al cubo" e voleva aprire 80 parafarmacie. Secondo l'ordinanza, "Parpiglia e Ferrari fanno riferimento ad un amico comune, Tino Cesari, presidente di Coop Estense (in realtà vice, Ndr) il quale viene incontrato più volte con l'intento di farsi spianare la strada verso i dirigenti di Coop Italia. Cosa che riesce perché il fine commerciale dell'iniziativa corre parallelo alla verifica fiscale presso Coop Italia. Anzi, i due aspetti sono così contigui che ad un certo punto ingenerano confusione nei dirigenti del colosso delle coop: non si sa più se Parpiglia è l'ufficiale che dirige la verifica o l'imprenditore che mira a concludere affari con le coop". Infatti, il direttore finanziario di Coop Italia telefona a Ferrari, ma sbaglia e chiama Parpiglia, il quale risponde ridendo: "Io sono il colonnello... l'amico di Tino" e si accorda per "prendersi un caffè" la settimana dopo. "Parpiglia era così addentro all'ambiente delle coop che Giorgio Baruffa (l'amico commercialista co-indagato, Ndr) ci scherza su e lo chiama "uomo coop"". Il testo continua: "Parpiglia sfrutta ancora il suo ruolo pubblico per interessi privati, e lo fa con più determinazione rispetto alla verifica nei confronti di RY". Coop Italia dà la sua versione: "Ascoltiamo migliaia di proposte commerciali, questa non ha avuto seguito. Il nostro direttore finanziario non ha mai incontrato questo ufficiale". Parpiglia accenna anche ad un rilievo di 400 mila euro "rispetto al quale impone la sua supervisione prima di scaricarlo sul verbale di verifica". Coop Italia dice però che ad agosto (ma Parpiglia non c'era più) la Finanza le ha fatto delle contestazioni, poi impugnate. Al gup ieri hanno risposto il ragioniere Alberto Carati, 42 anni, difeso da Stefano Bordoni, il commercialista Baruffa e Giannetti. Curcio, difeso da Patrizio Orlandi, sarà sentito oggi.
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